Il nuovo romanzo della Saga di Carne

Epilogo degli epiloghi, o inizio di una nuova epopea, che ha al centro l'agnizione di Carne, Fleshback (rezma-tarijn, ovvero "carne tornante" nell'antica lingua di Shitland) intende dimostrare che salvezza e perdizione non sono che due facce della stessa medaglia.

domenica 13 febbraio 2011

Kwert 01

"Atmosfera fosforescente, spugne giganti, ontodattili che pascolano nei giardini pubblici...tutte minchiate pubblicitarie" pensò Carne.
Kwert alla fin fine era un pianeta come tutti gli altri, pieno zeppo di facce da culo arroganti, traffico, scorie radioattive e sesso a basso prezzo. Certo che per farsi una kwertiana ci voleva un bello stomaco... Ma lui era qui per un'altra delle fottute missioni, non sapeva neanche più quale. La Confederazione si era fatta ciulare da qualche alieno ribelle un carico di merda o di bario... non importava. Il copione era sempre lo stesso, e bisognava portarlo a termine: doveva andare insieme a lei da qualche parte; giunti là, lei avrebbe detto:

"Stanno arrivando."
Ci sarebbe stata una qualche piccola apertura dalla quale sarebbe giunto, insieme al sibilo del vento, il loro odore, confuso con l'umidità salmastra.
"Sì" avrebbe detto lui "doveva accadere".
Tutto si sarebbe svolto in pochi minuti.
Il calcio del pesante shitgun da campagna, premuto contro la spalla incrinata, gli avrebbe procurato un dolore sordo, presente. Si sarebbe assestato meglio sul grosso intrusore anale aprendo la valvola della merda.
"Ne avranno quanto basta" avrebbe detto lei.
... insomma, come al solito: lei sarebbe morta e lui sarebbe tornato vincitore, trovando come al solito i suoi parenti e i suoi amici che tentavano di spartirsi le sue fortune, o presunte tali.
Era davvero quella, la vita che voleva? Fare il mercenario su pianeti di merda, mangiando hamburger di Cibo Generico Galattico in motel di terza categoria?
Pensò per un attimo a Carnet. Agli anni del collegio, alle fantesche che li allevarono, alle loro grida di bambini nella biblioteca di casa De Culo, alle scorregge per i corridoi, irriverenti dei grandi ovali settecenteschi con gli antenati che li guardavano minacciosi e sembravano dire: "Attento! Sei un De Culo. Renditi degno d'un tale nome". Carnet aveva seguito alla lettera gli insegnamenti di famiglia. Cenava nei migliori ristoranti del mondo, case, donne e frequentazioni che non provocavano ansia, grosse disponibilità finanziarie e l'ultimo sforzo che aveva fatto era stato quello di spingere un po' quando ebbe una settimana di stitichezza, nel '79.
"Stanno arrivando" disse Kate. Si sentiva l'odore, anche se un po' confuso con l'umidità salmastra. Lei aspettava che lui lo dicesse, ma lui non lo disse.
"Che facciamo?" chiese Kate
"Si torna a casa"
"E le trentasei tonnellate di bario?"
"Telefonerò al Generale Smerdley di mandare qualcun'altro. E poi... che si fottano!"
Kate stava per chiedergli "dove andiamo", ma lui la anticipò e disse semplicemente "Andiamo".

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