Il nuovo romanzo della Saga di Carne

Epilogo degli epiloghi, o inizio di una nuova epopea, che ha al centro l'agnizione di Carne, Fleshback (rezma-tarijn, ovvero "carne tornante" nell'antica lingua di Shitland) intende dimostrare che salvezza e perdizione non sono che due facce della stessa medaglia.

lunedì 31 gennaio 2011

Business is business


I am a Despatch Rider on duty.
Please feel free to contact me should you have
any questions about the services that I offer.
Call Casey c/o The Busy Bee Cafe

Chapter 018

"Dove hai preso i 20.000 che hai dato a Kate?"
"Perchè?"
"Dove li hai presi?"
"Dai miei risparmi"
"Da quando hai dei risparmi, tuoi?"
"Dai nostri risparmi"
"Mi hai chiesto il permesso?"
"Da quando devo chiederti il permesso?"
"Hai finito con domande cretine?"
"Perchè mi tratti sempre male?"
"Perchè sei una vecchia checca permalosa..."
"E di Carne non ti importa?"
"Cosa c'entra Carne?"
"Qualcuno lo doveva accompagnare"
"E li hai dati a Kate! Per 20.000 euro lo accompagnavo io..."
.....
I due mormoni non riuscivano a capire di cosa stavano parlano.
"Parlano in codice" disse il primo
"Potrebbe essere, impossibile che Colui e Grande Merda siano così rincoglioniti!"
"Cosa facciamo?"
"Carne se ne è andato, se l'avessimo seguito la nostra copertura sarebbe saltata"
"Chiamiamo Venkmann?"
"Per dirgli che abbiamo fallito?"
"Allora andiamo a Delfi anche noi"
"Andiamo"
Se ne andarono lasciando i due vecchi al loro battibecco.

"Se ne sono andati!"
"Ho visto"
"La cosa puzzava"
"Quale cosa?"
"Non fare domande idiote. Non erano mormoni"
"Come fai a saperlo?"
"Si sono mangiati tutti i lukum e avevano Marlboro nel taschino della camicia"
"Quindi non erano mormoni!"
"No, spie. Sanno chi siamo. Sanno chi siamo stati. Ora vogliono sapere chi è Carne."
"Ma ora lo hanno visto e sanno dove è"
"Ne hanno visto solo l'involucro"

Chapter without number: bye bye Delphi

Carne dormiva. Del resto dormiva sempre. Kate uscì dall'hotel. Una lurida topaia per i suoi gusti, ma d'altra parte a Delfi non c'era molto di meglio. Anche 20.000 euro erano una miseria, tutto sommato, ma a Delfi ci vuole un po' di creatività perfino per spendere 20.000 euro in poche ore e poi filarsela. Considerando che il biglietto di ritorno ce l'aveva già, meglio filarsela subito e rimandare ad Atene o addirittura a Londra il problema.
Quindi Kate salì su un auto a nolo e si fece portare ad Atene. Quando l'auto arrivò nella cittadina di Aliartos il guidatore chiese a Kate il permesso di andare a fare un po d'acqua e di scolarsi un ouzo.
Kate rimase nel sedile posteriore della vecchia Peugeot e si mise a giocare con il suo IPhone. Dopo circa un quarto d'ora il guidatore non era ancora tornato. Kate andò nel locale dove lo aveva visto entrare, ma dell'uomo non c'era più traccia.
Quando ritornò nel piazzal, dove era parcheggiata la macchina a nolo, dovette constatare che anche l'auto era sparita.
Non era certo una persona che si faceva sorprendere dalle difficoltà: prima di diventare una prostituta, Kate Fuller era stata un militare, un ministro, una spia, un'archeologa, perfino una capra.
Certo, tenendo conto che tutto il bagaglio - ed anche il beauty case con dentro i 20.000 euro - erano rimasti nell'auto, la sua permanenza ad Aliartos non si prospettava molto confortevole. Non c'erano hotel nè pensioni; nessun mezzo di trasporto pubblico in partenza; niente taxi. La cittadina sembrava isolata dal resto del mondo.

domenica 30 gennaio 2011

Chapter 017



Carne e Kate scesero all'Apollonia. Il depliant diceva: Hotel Apollonia is situated in the modern city of Delphi at an ideal location, with majestic viewto the Corinthian gulf. Built in local traditional style, combines uniquely wood and stone. The magnificent rooms and modern facilities of all areas ensure a pleasant and luxury stay. At a distance of only 500m from the archaeological sites of ancient Delphi, 25Km from the Parnassus mountain ski center and 20Km from the beaches Itea and Galaxidi, combines ideally the winter and summer sports such as ski and swimming, and the visit to the unique archaeological sites.
Carne non sapeva perchè era a Delfi. Kate ci era andata per 20.000 euro, con la promessa di darsi da fare affinchè carne conoscesse se stesso.
Per il momento nello Yorkshire era tornata la tranquillità.
L'esortazione "conosci te stesso" è un motto greco (Γνῶθι σεαυτόν), iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi e può ben riassumere l'insegnamento di Socrate, in quanto esortazione a trovare la verità dentro di sé anziché nel mondo delle apparenze.
Tuttavia, nel mondo moderno questa indicazione si trasforma nel problema radicale posto alla domanda “Chi sono io?”. Nel nostro caso, Carne poterebbe ottenere la conoscenza oggettiva di sé allorquando si trovasse in grado di percepire realisticamente le varie componenti del suo Io, cioè di riconoscersi nella totalità del suo essere che va dall’Io manifesto all’ideale istituzionale voluto dai suoi autori.
Nessuno come lui ha sperimentato la sensazione confusa di essere giudicato e valutato dagli altri. Carne vive la sua identità sul piano psicologico attraverso una o più immagini di se stesso, ed è secondo queste immagini che egli si percepisce "ferito". Sentirsi ferito o distrutto nella propria immagine costituisce una forma di morte psicologica che porta all'annullamento della propria identità e all'impossibilità di proseguire nella conoscenza di se stessi. L'immagine è una complessa struttura interiore che riassume relazioni, comportamenti, stati d'animo, giudizi di valore, attraverso i quali la coscienza si concretizza e su questa concretizzazione si
organizza ed agisce. Carne non possiede, dal punto di vista psicologico, una sua integrità e unità interiore per cui ha un'unica immagine di sé, che non è statica, ma è sempre modificabile e di conseguenza può mutare e sdoppiarsi secondo le circostanze e le situazioni.
Questi sdoppiamenti non riguardano solo il comportamento esterno, ma si verificano nella complessità della struttura dell'Io.
In Carne esiste l’istinto di conservazione e l' equilibrio che ha raggiunto tende a fissare le sue azioni in comportamenti stereotipati e fissazione nei propri ruoli.
Per conoscere se stesso, per risolversi e addivenire alla totale risoluzione di questa tormentata epopea dovrà alla fine scoprire la dimensione de suo Io latente.
L’Io latente è l’insieme di quelle caratteristiche che ognuno di noi possiede ma non conosce. Nell'antichità si credeva che risiedesse nei visceri.

Gnôthi seautón

"Conoscevamo una Kate?"
"Forse più d'una!"
"Intendevo proprio una Kate Fuller!"
"Parli di quell'attrice porno?"
"Vuoi dire quell'attore?"
"Perchè annoiare tutti con questi dettagli?"
"Perchè qui ci sono due giovani mormoni e non dobbiamo mentire"
"Due giovani mormoni?"
"Non ti sei accorto che Carne li ha fatti entrare?"
"Cosa vogliono?"
"Chiedilo a Carne, dice che lo vogliono aiutare"
"Speriamo bene, ne avrebbe bisogno"
"Parli proprio tu, che lo volevi uccidere..."
"Sì, ma quella è un'altra storia"
"E di questa storia cosa ne dici?"
"Per il momento niente di interessante"
"Non sono d'accordo. Arriva Winnie. Arriva Carne. Ora arriva anche Kate, sempre che non sia un attore porno"
"Hai dimenticato i due mormoni..."
"Sì hai ragione, sicuramente gli autori li avranno mandati per evitare i nostri soliti eccessi"
"Per controllarci?"
"Più o meno"
"Io caccerei tutti fuori di casa"
"Chiediamo prima a Carne"
"Sì, così lui lo chiede a se stesso e poi si risponde e poi si risponde di nuovo..."
"Povero ragazzo, prima o poi dovrà capire chi è"
"Io non glielo dico"
"Io nemmeno"
"Mandiamolo a Delfi!"

Chapter 014 - Something's goin' wrong

"Come vi chiamate, figliola?" chiese Colui.
"Mi chiamo Katherine Fuller, per gli amici Kate"

Chapter 013 - Minor details



La ragazza continuava a farsi scivolare la schiuma sul seno e a sbattere le ciglia.
Chissà dove diavolo aveva imparato quei comportamenti così sciocchi. Forse pensava di compiacerlo, di rendersi carina. Ma quando lui aveva chiesto alla modella di nudo dell'École Nationale supérieure des Beaux-Arts di passare una serata con lui, pensava che si sarebbe trovato di fronte una tipetta alla Amélie, con il basco, la sciarpa, le calze color pistacchio e un sacco di manie strane. L'avrebbe portata in un bistrot a Montmartre, e per una sera avrebbe finto di essere un turista d'altri tempi, in una Parigi d'altri tempi. Si sarebbero baciati in Place du Tertre con lo sfondo dei quadri, lei si sarebbe innamorata di lui, lui forse anche un po' di lei, poi le avrebbe rivelato di essere ricco, ricchissimo, e l'avrebbe fatta felice. Per una notte, per una settimana, chissà...
Invece le cose erano andate diversamente. Appena salita in macchina, la ragazza si era tolte le mutandine (peraltro microscopiche, e trasparenti), aveva estratto dalla borsetta uno specchietto e aveva subito preparato due striscie, tirandone una con una velocità fulminea  e offrendo l'altra a lui. Poi, senza neanche guardarlo, aveva chiesto di andare al Ritz, dove c'erano delle suite "molto confortevoli". Aveva detto di costare 500 euro, più la coca, che si sarebbe quantificata a cose fatte.
Carnet non aveva detto niente. Aveva solo avviato la macchina verso il Ritz. E' vero, da una parte c'era lo sgretolamento delle sue aspettative, ma dall'altra ci sarebbe stata una serata da solo, a guardare la tv mangiando la solita gelatina di cedro.
Dalla finestra, i rumori un po' ovattati di Place Vendôme si confondevano con il turbolìo sommesso della Jacuzzi. La ragazza era entrata nella vasca dopo essersi scolata una bottiglia e mezza di Laurent Perrier Grand Siecle e una ventina di tartine al foie gras.
Carnet era rimasto in vestaglia, stagliato nel chiarore della finestra, con lo sguardo distante.
"Vuoi che chiami qualche mia amica per ravvivare la serata?" aveva chiesto lei.
Carnet stava per risponderle: "voglio che tu ti rivesta e te ne vada, ti do il doppio di quello che mi hai chiesto, ma sparisci", quando gli venne un'idea.
"Vieni, ti voglio presentare alcuni amici"

La ragazza, così, nuda e insaponata, venne condotta nella stanza. Sgocciolò un po' di bagnoschiuma sul  Kashan Mohtashem e senza alcun pudore prese un Lukum dalla scatola, se lo infilò in bocca e sorrise. Certo, farsi i due vecchi comportava una certa fatica (sapeva solo lei quanta), ma i due giovani incravattati non le avrebbero dato grandi problemi. Ad occhi e croce in una giornata di lavoro avrebbe dovuta cavarsela. Avrebbe chiesto tremila: tutto considerato, un prezzo equo.

Visitors

Si accorse di essere malfermo sulle gambe ma riuscì ad arrivare alla porta prima che qualcuno si decidesse a buttarla giù. I ricordi riaffiorarono un'altra volta, ora sapeva di essere un guerriero, di avere lottato e vinto su altri mondi, sapeva anche che non era quello il momento in cui avere paura.
Aprì la porta, pronto alla lotta.
"Noi crediamo nel dono delle lingue, della profezia, della rivelazione, delle visioni, della guarigione, della interpretazione delle lingue. Siamo qui per aiutarti" dissero all'unisono due giovanotti, camicia bianca, maniche corte, capelli a spazzola, cravatta nera.
"Mormoni!" esclamò incredulo Carne.
"Cosa cazzo ci fanno qui?" si disse.
"E lo chiedi a me?" si rispose.
"Chiediamolo ai due vecchi" si ri-disse
"Sono occupati"
"Stanno ancora litigando?"
"E quando mai hanno smesso?"
I due giovanotti stavano aspettando di essere invitati ad entrare ma non osavano interrompere quello strano monologo.
"Cosa volete?" disse infine Carne.
"Lo abbiamo già detto, aiutarti. Noi siamo i buoni, anzi i più buoni come dice la parola mor-mon in antica lingua egizia."
"Cosa vogliono da me?" si disse
"Non lo hai ancora capito?" si rispose
"Io no. E tu?"
"Facciamoli entrare!"
"Per me va bene ma la responsabilità è tua!"

"Entrate, ragazzi. Vi concedo dieci minuti poi, se non mi spiegate cosa ci fate qui, vi caccio a calci nel culo!"


.

sabato 29 gennaio 2011

Chapter 011 - The Phlegma inside

"Non penserai mica di cavartela riciclando pezzi dei vecchi romanzi!?"
"Cosa ci sarebbe di male?"
"Saremmo pagati due volte per lo stesso lavoro."
"Ripeto la domanda: e cosa ci sarebbe di male?"
"si avvalorerebbe l'idea che gli epiloghi sono già scritti..."
"forse è davvero così"

Carne non riusciva a capire se questo dialogo stesse avvenendo nella sua testa, nella sua memoria, o se invece non stesse provenendo da quella stanza calda e accogliente - anche se invero un po' polverosa - che si trovava al di là di quella porta di rovere, i cui fregi di carattere vittoriano lo irritavano, mostrandogli inequivocabilmente tutta la sussiegosa indifferenza che quell'Inghilterra, che pure lui amava, in quel momento opponeva al suo apparentemente perentorio, ma in realtà quasi disperato richiamo.
Pensò per un attimo che forse aveva sviluppato un pensiero troppo articolato: i lettori contemporanei non possono letteralmente sostenere un periodo che si protragga per più di due righe, e nel quale compaiano degli incisi che interrompono un rassicurante flusso neuronale, abilitato da un costrutto lineare.
Si consolò fugacemente pensando che vi era uno scrittore italiano che lo faceva.

Chapter 011

Tre violenti colpi fecero vibrare la porta ma se ne accorse solo Carne. Tre colpi violenti che lo sprofondarono nel panico e lo obbligarono a rintanarsi di nuovo in sé stesso retrocedendo nei meandri del cervello. Soffriva mentre si riattivavano antichi ricordi.
"Carne-di-Culo! Carne-di-Culo! Car-ne di Cuu-looo!" Le grida degli altri bambini lo stavano facendo impazzire. Vestito da marinaretto, con le gote rotonde e paffute, divise da una profonda fossetta, stava in piedi in mezzo al cortile della scuola, come inebetito.
Provava dentro di sé una sorta di disprezzo per quei suoi compagni così aggressivi, "Una specie di branco di pirañas anali" pensò, e sputò per terra.
La maestra Mizzi aveva cercato di difenderlo, ma appena fuori della classe i ragazzi cominciavano a spintonarlo e a prendersi gioco di lui, loro, che erano brutti e dovevano coprirsi il culo coi pantaloni.
"Siete nella merda, ragazzi" mormorò Carne, "Siete proprio nella merda". Raccolse in silenzio le sue cose, sparse per il cortile, e si allontanò seguito dalle grida e dalle risate.
Altri tre violenti colpi lo riportarono in vita.
"Siete proprio nella merda" mormorò
"Chi?" si disse
"Loro" si rispose
"Loro chi?" si ridisse
"Loro, tutti, voi, noi" concluse aprendo la porta dirigendosi verso la porta.

venerdì 28 gennaio 2011

Indicazioni per i lettori

Già dalle prime battute di questa nuova ouverture dell'importante Opera Carniana si impongono alcune riflessioni, dettate precipuamente dalla necessitante conoscenza pregressa per il lettore; conoscenza però che non aiuta in alcun modo a chiarire le prime incognite che emergono nell'enunciazione, solo apparentemente lineare. Si impone quindi una specifica modalità di lettura "ad usum Carnis".  Lettura intesa quindi non come attività di semplice ricezione passiva ma piuttosto sviluppo della capacità di de-costruzione (decodifica) e ri-costruzione del testo, in tutti i suoi aspetti: linguistici, sintattici e contenutistici: individuare quindi la struttura sulla quale l’Opera Carniana si regge, e capire quelle regole e convenzioni che devono essere condivise tra l’autore ed i lettori perché il testo funzioni realmente come forma di ‘discorso letterario’. In quanto tale,  il testo dovrà continuamente essere interrogato da noi, e le risposte che ne ricaveremo, desunte dal testo stesso, ci aiuteranno a comprendere i significati più nascosti. Si partirà dal titolo Fleshback, che può sintetizzare l’opera e determinare già in parte delle attese nel lettore. Equivoca è invece, per definizione, la figura del narratore (o dei narratori), voci parlanti del testo ma anche presenti come personaggi nell’azione (omodiegetici) oppure assenti (eterodiegetici) e non necessariamente coincidenti con gli autori,  persone in carne e ossa che scrivono il romanzo. I personaggi, spesso posti sullo stesso piano ontologico dei narratori, sono prevalentemente "flat characters": esseri piatti come delle fotografie, sempre identici a se stessi, mai modificati dagli eventi, neppure dai più nefasti, come la loro morte. La questione della lettura dei testi narrativi in cui la narrazione assorbe e fagocita sia la vicenda che i personaggi pone alcune delle problematiche che la lettura di un testo complesso produce; conduce cioè alle motivazioni ed alle finalità della lettura. In questa continua ricerca, Fleshback può diventare proprio il migliore manuale narrativo, che ci parla e ci permette, superando la barriera dell’incredulità, di liberarci da tutte le costrizioni che ci impone una qualunque visione della realtà, dopo averci convinto che la realtà è solo un mutevole campo semantico.
L' Opera Carniana è quindi un assoluto capolavoro, al quale Fleshback non può che aggiungere fulgore; è una scrittura definibile come "il testo di pregnanza totale", il mezzo d'elezione per comunicare l'incomunicabile, anche se in effetti si tratta di una comunicazione temporalmente “ritardata”,  dove sta a noi scoprire il messaggio carniano, anche se sempre, costantemente questo messaggio può risultare apparentemente oscuro. Questo significa imparare ad interagire con il testo, ponendoci non passivamente di fronte ad esso, come sempre più spesso mezzi di comunicazione di massa, come la televisione, ci impongono di fare, ma imparare invece ad affrontare un testo letterario convinti non solo di poter ricevere qualcosa dal testo ma anche di essere in grado di dare qualcosa noi ad esso, magari una nuova interpretazione. Ma attenzione! Molto spesso i grandi romanzi tendono ad affrontare enigmi fondamentali o a meditare su interrogativi importanti. L'Opera Carniana non ha nessuno di questi obiettivi. E' forse il primo romanzo della storia che non si propone alcunchè, e in questa totale e assoluta libertà è già contenuta la sua totale e assoluta supremazia linguistica, retorica e semantica, di cui Fleshback sarà il punto di non-ritorno. La Saga di Carne di Culo è l'unica opera la cui completa vacuità tocca il sublime monismo del significante senza significato. Dell'accadente senza accaduto. E soprattutto, e ancor di più, dell'assoluta mancanza di effetti. E' finalmente giunta l'ora di affermare risolutamente che il segno più rimarchevole della grande letteratura, e la cifra elettiva dei capolavori di questo millennio, consisterà nel permettere ai problemi di rimanere tali, senza alcuna pretesa di lenirli o peggio di porvi rimedio.

Anentodio Friulzi

Chapter 010

Tre violenti colpi fecero vibrare la porta.

Chapter 009

"Adesso verrà qui, e vorrà sapere tutto!"
"Tutto cosa?"
"La verità, la verità sul fratello, sulla madre..."
"E tu digliela, questa maledetta verità" disse Colui un po' spazientito.
Ci fu poi una pausa silenziosa. Grande Merda andò verso il piano. Restando in piedi e usando solo la mano sinistra (nella destra teneva un Rahat Lukùm), fece risuonare le prime battute della Sonata per violino e pianoforte di Grieg.
"... non è facile..."
"é abituato al peggio"
"Non è lui, il problema... Di lui non me ne frega niente"
"Allora... il problema sono io?"
"C'è una cosa che non sai."
"E tu dimmela!"
"Perchè usi il punto esclamativo?"
"Lo uso sempre, quando impongo qualcosa."
"Beh..."
"Coraggio, Dottor Mouse*"
"Beh... fu una delle prime volte che mi penetrasti..."
"Che accadde?"
"Cominciai ad avere delle strane sensazioni... come... aerofagia..."
"E poi?"
"Cominciai a ingrassare!" (questa frase fu detta con un lungo sospiro e uno sguardo sognante)
"Fu quando andasti ad abitare a Parigi!"
"Già, nello stesso stabile di quella baldracca..."
"... credo di... capire..."
"A Parigi mi feci visitare. Alla fine il mio medico, il dottor Taffery, mi consigliò di rivolgermi a un'ostetrica..."
"Quindi, quel... è mio figlio!"
"Adesso lo sai"
"Cazzo"




* Dottor Mouse, follow this link

Awakening

Il tremore era passato, l'adrenalina stava cominciando a fare il suo effetto, il torpore stava abbandonando il suo corpo, le palpebre - ancora pesanti - stavano per aprirsi, le voci stavano facendosi strada forzando il cerume, il soleo destro cominciò a contrarsi e iniziò l'effetto domino, una sorta di primavera dopo un inverno durissimo.
"Sono vivo" fu il primo pensiero.
"Bella scoperta!" fu il secondo
"E tu chi sei?" fu il terzo
"E me lo domandi?" fu il quarto
"No, sto solo cercando di capire" fu il quinto
"Non sarà facile" fu il sesto
"Comincio ad averne il sospetto" fu il settimo pensiero subito prima di aprire gli occhi.

Chapter following the previous two

I due vecchi, dietro le finestre e con la porta ben chiusa, continuavano a guardare quella sagoma scura accasciata nel vialetto. Cominciava ad imbrunire, e gennaio nello Yorkshire è spesso inclemente.
"Non sembra neanche lui, sembra un sacco di stracci..."
"Non si muove..."
"Che facciamo?"
"Tu che faresti?"
"Ti ringrazio per la delega, ma ti faccio presente che per un'ennesima volta hai risposto ad una domanda con un'altra domanda. Inoltre, mi sembra veramente strano che tu chieda il mio parere. Sarà forse perche è una situazione di merda e tu come al solito non sai che cazzo fare?"
"Hai risposto con una domanda anche tu"
"Era una domanda retorica, coglione!"
"Sempre domanda era, comunque"
"fanculo, fanculo e poi fanculo, vecchio frocio bastardo!"
"ero etero, prima di conoscerti"
"eri gay e non lo sapevi, e questo era il tuo unico lato bello"
"Che fossi gay, o che non lo sapessi?"
"dammi un bacio"
"sei impazzito?"
"fanculo, fanculo e fanculo, vecchia carogna di un frocio bastardo!"

Flashback

Winnie mantenne la parola e se ne andò, lasciano Carne di Culo sui gradini della villa.
"Certo, a questo punto ci vorrebbe un'idea geniale" disse Colui.
"Facciamolo morire, e non se ne parli più" disse Mouse.
"Non sono d'accordo" rispose Colui
"Almeno facciamo morire il fratello"
"Ma perchè voi padri volete sempre ammazzare i figli?"
"E' per via di Abramo, credo, ma non divaghiamo" insistè Mouse
"Non abbiamo idee sufficienti, e quel boia del Fondatore non si fa sentire..."
"... e l'America?"
"L'America è un buon posto per morire."
"Noi non siamo in America"
"Era una citazione da Un piccolo grande uomo"
"No, diceva Oggi è un buon giorno per morire"
"Sei sicuro?"
"Non sono mica rincoglionito"
"Da quando?"
"Fanculo"

Carne di Culo, esasperato dal borbottio che da qualche minuto gli riempiva le orecchie, spremette le surrenali. Ci fu subito un picco di pressione e frequenza, il sudore si raffreddò e cominciò a tremare violentemente. Aveva bisogno di zuccheri ma cominciava a capire che era arrivato nel posto sbagliato, lì qualcuno lo voleva morto e quello non era proprio un buon giorno per morire oppure no.



giovedì 27 gennaio 2011

Chapter following the previous one

"... sta... male?" disse Grande Merda mettendosi le mani nei radi capelli.
"Male come?" disse accorrendo Colui il Cui Nome Non Può Essere Nominato.
"Credevamo fosse.... morto!" dissero in coro i due vecchi preoccupati.
Il vecchio autista si sfilò un guanto, poi l'altro. Parlò con una voce calma e determinata, senza accaloramenti. Nella sua voce c'era un'autorevolezza e una dignità ignota ai due vecchi:
"Non è morto. Non ancora, almeno. Ma è diventato pazzo; assolutamente psicopatico. Non sa chi è, rifiuta la sua identità; e ogni volta che io provo a rammentargli qualcosa del suo passato, in genere, mi malmena. L'ultima volta mi ha frantumato la protesi... circa duemila sterline. Ma non sono qui per i soldi. Sono qui per lasciarvelo.
"Mioddio!!!" esclamò il vecchio più laido, Grande Merda
Colui andò a versarsi due dita di Lepanto ed ebbe poi una scarica di diarrea.
Nessuno dei due disse a Winnie di entrare.
"L'ho seguito quando era convinto di essere un rampollo, l'ho seguito nella steppa quando ha sgominato dei trafficanti di bario, l'ho seguito alla conquista di Shitland e alla ricerca dell'Helleborus... ho fatto tutto, come si conviene a un subalterno fedele. Ma ora basta. Io sono vecchio, e Mister Di Culo è uscito fuori del seminato. Se non lo volete ricevere, lo lascerò nel vialetto. Buon pomeriggio, signori".

Yorkshire. Chapter 99bis

"Aspetti qualcuno?"
"Vai ad aprire, ti ho detto"
"Bella figura che ci facciamo con tutto questo disordine"
"Potevi pensarci prima!"
"Io?"
"Io?"
"Ho capito, io sono il tuo servo!"
"Finalmente hai capito"

"Vecchi lo sono, un po' rincoglioniti lo sono sempre stati, sordi lo saranno diventati" pensò Winnie premendo di nuovo il campanello, questa volta a lungo.
"Arrivo, arrivo, cosa è tutta questa fretta?"
"Vostro figlio sta male, sono molto preoccupato" disse Winnie a chi stava aprendo il portoncino.

Yorkshire. Chapter 99.

Interno. Luci biancastre dall'esterno. Un'abat jour accesa. Scoppietìo del camino, nel quale covava polemicamente della brace. Il Kashan Mohtashem sempre più spelacchiato e sfilacciato nelle frange. Due calici di Lalique, uno dei quali abbattuto, recavano ancora tracce di Lepanto rinsecchite. Una scatola di Rahat Lukum, che doveva essere stata aperta istericamente, era rovesciata sul pavimento. Lo zucchero a velo e i dolci erano sparsi sotto il pianoforte. Non uno Stanway, ma un Blüthner del 1854, appartenuto per un breve periodo ad Artur Rubinstein. I due anziani uomini che abitavano la casa si sentivano agire in altre stanze, ognuno in una stanza diversa. Qualcuno al cancello doveva aver tirato il saliscendi, perchè la casa venne traversata da un morbido scampanìo bitonale. Il primo uomo era al piano superiore.
"Hanno suonato!" disse. 
"Ho sentito benissimo, non c'è bisogno che mi informi!" rispose l'altro, vicinissino all'entrata.
"Non apri?"
"Perchè proprio io?"
"Hai risposto a una domanda con un'altra domanda!"
"Va bene, allora ti rispondo così: apri tu"
"Ma tu sei più vicino"
"Già, ma non ho nessuna voglia di aprire"

il campanello suonò di nuovo.

Chapter 002

‎"Winnie..."
"Sì?"
"Winnie, tu sai cosa sta succedendo?"
"Sì. Lo so."
"Grazie al cielo!"
"Hai notizie della signorina?"
"Si."


Fame. L'ultima volta che aveva usato la Bentley nel minifrigo, di fianco ad una demi di Roederer, c'era un sacchetto di mandorle salate. Lo aprì. Di mandorle nemmeno l'ombra. Al loro posto una busta, piatta come una sogliola, piatta, piatta.
Dentro un solo foglio con quattro righe:
->> ci credo, luna
->> don cruciale
->> cercando lui

->> conclude ira
"Un rebus? 
Prima o poi ci capirò qualcosa" pensò e immediatamente, per lo sforzo compiuto, ebbe un attacco di nausea. Riuscì a non vomitare per rispetto della vecchia Bentley che lo aveva servito onorevolmente da quando, ancora bimbo, lo accompagnava dal professor Jirolam Salajdarian, il migliore psicoanalista di Londra (cfr:http://carnediculo.blogspot.com/search?q=carnet+137).


Il suo alito acido stava invadendo l'auto, decise di aprire il finestrino.
"Qualcosa non va?" disse con la solita premura Winnie.
"Tutto bene, non preoccuparti... mi ha cercato qualcuno?"
"Sì"
"Bene!"
"Cosa hai risposto?"
"Come l'ultima volta."
"Grazie, Winnie!"
Ricominciò a pensare, pronto ad un nuovo attacco di nausea, alle quattro righe.

‎"Roccia nel nu... uccide la nor.. lucca nor... ordine lucca ... lucca dinero..."
"Lucca, Viareggio, Breviglieri, i soldi e la spada..." i ricordi cominciavano a riaffiorare "...e Kate!"

mercoledì 26 gennaio 2011

Chapter 001

Cercò di allungare la mano verso la credenza, dove l'uovo appariva come un piccolo ventre umano. La giornata era uggiosa e l'umidità aveva arrugginito gli ingranaggi della sua sedia a rotelle, ferma ormai da tempo. Non cera modo di raggiungere l'uovo. Decise allora di uscire. Chiamò Winnie e si fece trasportare in macchina. Winnie lo adagiò sul sedile posteriore, con una grazia asciutta e dignitosa.

Chapter 000

Era digiuno da tempo, dunque aveva ancora fame.