"di che cosa?"
"Di chi, vorrai dire!"
"Di chi?"
"Di te"
"Non ti trattengo"
"No, sei tu che te ne devi andare: sono io che resto, e non ti trattengo"
"E poi da solo cosa fai?"
"Tirerò un grande sospiro di sollievo, e poi finirò da solo la vicenda di Carne, dando una ragione plausibile a tutte le minchiate senza senso che lo costringi a fare, e fornendo alla vicenda un degno epilogo"
"In poche parole, lo vorresti ammazzare. Niente di nuovo, dunque"
Pronunciando queste ultime parole, Colui-Il-Cui-Nome-Non-Può-Essere-Nominato aveva assestato un duro colpo alla polemica messa in piedi dal suo compagno. Ma l'altro, sempre più incarognito dentro la sua sdruscita giacca da camera di seta turchina, non si rassegnava:
"Doveva essere un romanzo introspettivo, sognante... (iniziò a ballare, dopo aver messo sul piatto Gymnopédie di Satie) ... al cui epilogo vi sarebbe stata la soluzione dell'enigma, lo scioglimento dei nodi... Carne alfine sarebbe approdato all'ultima dimora con la dignità dell'eroe, con la conoscenza-esperienza dei saggi, trafitto dall'amore cosmico e redento da se stesso... la carne che torna verbo.
Un ciclo! Un ciclo!!! Un samsara che avrebbe avuto come punto più alto la conoscenza dell'identità di Carne, che avrebbe coinciso con il suo stesso annullamento... Bellissimo!!!"
Grande Merda, sfinito da tante giravolte, si lasciò cadere sul divano, ansimante.
"Hai finito?"
"Dammi qualcosa da bere"
"Dimmi cosa vuoi, so già che quel che ti porterei non andrebbe bene"
"Cosa mi porteresti?"
"Cognac"
"E sia"
"...Tieni"
"... ma questo è Martell! Mi hai mai visto bere Martell?"
"beh, fanculo"
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