Il nuovo romanzo della Saga di Carne

Epilogo degli epiloghi, o inizio di una nuova epopea, che ha al centro l'agnizione di Carne, Fleshback (rezma-tarijn, ovvero "carne tornante" nell'antica lingua di Shitland) intende dimostrare che salvezza e perdizione non sono che due facce della stessa medaglia.

domenica 13 febbraio 2011

Livelli, Soglie, Guardiani.


Mentre da una parte le cose andavano - più o meno - secondo i piani di Carne (nessuno avrebbe toccato sua madre, lui avrebbe arrancato nell'atmosfera fosforescente del pianeta Kwert, qualora vesse detto "andiamo", Kate sarebbe venuta), da un'altra parte del racconto (e su un altro piano di possibilità) le vicende procedevano in modo ordinario.
"Dobbiamo affrettarci e arrivare a Viareggio il più presto possibile" disse Breviglieri
"Con questo macinino sarà difficile arrivare a Dover!" disse Kate, ancora vagamente arrossita.
"Perchè tutta questa fretta?" chiese John Peacock Caruso
"Stanz e Venkmann hanno rapito Isa De Culo"
"... e Spengler li manovra" aggiunse il Generale Smerdley
"... e chi cazzo è Spengler?" chiese Kate.
"Non ti ricordi? E' stato anche un tuo spasimante... siete stati a un passo dal matrimonio!" incalzò Breviglieri
Kate non ricordava nessuno Spengler che fosse mai comparso nella sua vita, a parte la "Watson & Spengler Confectionery" di Lydden Hill, dove sua zia Peggy le comprava i toffees quando era piccola.
Breviglieri si rese conto immediatamente che da quel punto (cioè da questo preciso punto in cui siamo ora), il racconto sarebbe diventato doppio, cioè si sarebbe evoluto contemporaneamente su due piani. Ognuno dei due piani aveva una sua soglia; ogni soglia un suo guardiano. Era necessario tenere d'occhio entrambi  i regni, ma lui in questo momento, disgraziatamente, si trovava completamente immerso in questa parte di vicenda.
"Qualcuno di voi ha una di quelle diaviolerie moderne con cui si può telefonare dall'auto?"
Kate gli passò il cellulare, ma lui impose:
"Componi tu il numero: 000-000000!"
"Come mai il punto esclamativo?"
"Lo uso sempre, quando impongo qualcosa".
"Breviglieri?" disse la voce dall'altra parte del cavo (secondo Breviglieri).
"Attenda, le passo il Commendatore" disse Kate passando il telefono al vecchio.
"Salve Winnicott. E' accaduto."
"Ricevuto. Mi metto subito in azione" rispose Winnie.



Mission impossible

Carne si arrese volentieri al suo destino. Nessuno avrebbe toccato sua madre. Kate avrebbe finalmente trovato pace con l'opzione H. test N.1 mentre per lui sarebbe stata decisa la deportazione su Kwert, pianeta dall'atmosfera fosforescente. Da anni stava sperando che qualcosa succedesse. Era stanco di essere destinato a risolvere tutte le cagate che quei due vecchi del cazzo architettavano per lui, non avendo altro da fare. 
"Ho ucciso Imeneo?" si disse
"No. Cercano di incastrarti!" si rispose
"Non è vero, ho ucciso Imeneo, sua madre, suo padre, i suoi nonni e, se me lo chiedono, anche un sacco di altra gente. Così mi condanneranno a spalare merda su Kwert , ma almeno non dovrò più preoccuparmi..."
"Contento tu.."


e, come al solito, le cose andarono diversamente.

Trumann e Betsos si stavano stringendo la mano
"E' andata bene!"
"Come previsto..."
"D'altra parte non poteva andare diversamente, abbiamo copiato una puntata di Mission Impossible"  disse John Caruso togliendosi la maschera di lattice.
"Ben fatto ragazzo!" rispose il Generale Smerdley.
"Generale, non sarebbe ora di..."
"No, la maschera me la tengo, così mi piaccio di più!"


Poco più in là le luci di un vecchio taxi lampeggiarono.  Era una vecchia macchina italiana, una Fiat 1100.


Salirono tutti e quattro stringendosi sul sedile posteriore.
"Vieni avanti.." disse l'autista a Kate "starai più comoda!"
Kate ubbidì, come era solita fare.
"Avvicinati a me, mentre guido, la tua presenza mi fa bene!"
Kate ubbidì. Non appena lo riconobbe capì il senso di quella frase. Arrossì violentemente.

sabato 12 febbraio 2011

Nowhere Man (a different meaning)

Cinque e Sei continuavano a rileggere il manoscritto. Ma perchè quei cazzoni non avevano numerato le pagine? Ecco, l'ultima è questa: Nowhere Man.
Che strano, nella copia di Cinque c'era scritto No where Man; nella copia di sei lo stesso refuso (uno spazio vuoto partito per errore all'interno di una parola) era spostato: Now here.
Jason Spengler apparve immediatamente davanti a Sei.
"Rivoglio il mio ruolo nella vicenda!" urlò, con lo shitgun spianato
"S..si calmi..."
Cinque osservava Sei: non capiva perchè fosse in preda al terrore, con gli occhi sgranati e supplichevoli verso un punto all'infinito. Non capiva con chi stesse parlando.

"Avanti!" gridò Spengler
"Non ... io non... posso" disse Sei piangendo.
Cinque lo vide cadere al suolo con il ventre crivellato di merda.

Precisazioni

La recente vicenda occorsa a Jason Spengler fornisce qualche ulteriore agevolazione ai lettori del nostro testo, e segnatamente a coloro che hanno letto tutto, fin dall'inizio. A proposito del dualismo presente nella saga, si è già espresso ampiamente il Friulzi (CdC, 16-17), analizzandone gli aspetti paradigmatici. Ma il fatto accaduto evidenzia come il defecare possa essere visto come un atto simbolico equivalente alla negazione esistenziale. In una logica ormai chiara, il culo appare come lo strumento di morte, in quanto è l'organo preposto all'estrusione della merda. Vengono così d affermarsi due nuove categorie: la prima, (Carne=cibo=vita) costantemente polarizzata all'altra (Culo=merda=morte). Ma il culo è di carne, e la carne di cui si tratta è carne di culo. Quindi il protagonista della vicenda è irredimibile da questa antinomia, in quanto reca entrambe le categorie nella sua essenza (secondo Heidegger il nome infonde lo statuto ontologico agli enti). Carne di Culo è quindi un essere-teatro dell'eterno conflitto tra vita e morte, nel quale anzichè combattere, le due entità sembrano negarsi reciprocamente: il culo di carne e la carne di culo sono anche, e soprattutto la vita della morte e la morte della vita. Non possiamo definire senza il minimo dubbio le probabili avversità che si scaglieranno nell'anzitempo avvenire. Pur essendo la vicenda da tempo conclusa, e pur essendo tutte le risposte già contenute nelle storie precedenti, non abbiamo fonti crittografate e non abbiamo alcun mezzo di informazione residente originariamente nei capitoli pregressi. Tuttavia possiamo vagheggiare con quasi il massimo delle nostre incertezze, seguendo anni di studio delle probabilità, che i due punti "Vita" e "Morte" incidenti nella retta, possono interrompere il continuo flusso andante della retta stessa  per via di un terzo. Perciò le dissertazioni lasciano il tempo che trovano: Carne è incompleto nella sua meccanica serialità di stampo posterettile o al massimo euteronomico.
Il suo pensiero nel campo, basato su esperienze personali, è un mitologema autarchico che non può risolversi perchè vive nella dialettica e sopravvive in quanto dialettico. Carne è uno schema, e nessuno schema può trascendere se stesso, come nessuna realtà può essere spiegata facendo riferimento esclusivamente agli elementi presenti all'interno di quella determinata realtà. E' impossibile, perfino per esperti flilosofi e versati umanisti come i sottoscritti, includere in uno schema ciò che fonda lo schema.
Si invitano quindi  i lettori all'ascolto devoto e alla sospensione dei giudizi critici, almeno fino al momento in cui essi non abbiano individuato l'elemento (presente fin dall'inizio) capace di perpetrare l'interpretazione senza il riflesso della comprensione. Risulta evidente che una visione dialettica del nostro racconto non potrebbe far altro che reiterarne lo schema, e quindi prolungarne l'irrisolubilità.

Nowhere man

Jason non aveva trovato sè stesso nel cesso. Questo lo aveva turbato molto. Eppure lui era certo di esserci andato, ricordava con chiarezza le grandi sensazioni durante la cagata perfetta, ricordava di essersi dato tutto il tempo necessario prima di chiamarlo,  di essere andato a cercarlo e di non essersi trovato. In quel momento ebbe la sensazione che qualcuno stesse per telefonargli per poi, un attimo dopo, rinunciare. Rientrò nella stanza ed ebbe la seconda sorpresa... lui non era più lì e nemmeno la stanza. Il corridoio che aveva davanti a sé aveva una porta dietro l'altra. Provò ad aprirne una. Un locomotiva sbuffante cercò di travolgerlo ma lui fece in tempo ad evitarla chiudendo in tempo la porta. Più avanti per poco non fu sotterrato da una carica di elefanti ma anche questa volta ce la fece, avendo imparato il trucco.
"He’s a real nowhere man, Sitting in his nowhere land, Making all his nowhere plans For nobody"
"Non succede mai niente!" disse sconsolato dopo avere smesso di canticchiare. Aveva una gran voglia di sparire. Non aveva più voglia di suonare la batteria con quei tre deficienti.

Ostensible Death, Real Default, Apocryphal Attendance...

"Telefoniamo a Spengler?" disse Stanz
"E chi cazzo è Spengler?" rispose Venkmann

La sparizione di un personaggio non aveva per tutti gli stessi effetti. Per alcuni non era mai esistito, per altri la sparizione era un notizia in arrivo, riguardante qualcuno che conoscevano da tempo. Questo ovviamente succede solo nei romanzi ontologici, dove l'estrema complicazione dei livellli di realtà può generare qualche piccolo bug.

Disappearance

"Bisogna fare in fretta" pensò Jason.
"Quanto cazzo ci mette?" pensò Jason.
"Spengler, sbrigati!" gridò Jason.
"Spengler!!!!!!!!!!!!" Urlò Jason "ora vengo a tirarti fuori dal cesso, qui c'è ancora da fare"
Nessuna rsposta.
Jason aprì la porta del bagno intenzionato a pigliare Spengler a calci nel culo. Non ci riuscì. Nel bagno non c'era nessuno, l'asse del water era sigillato, la carta igienica pendeva terminando con la solita piega a V. Richiuse la porta e la riaprì. Lo fece parecchie volte sperando che la situazione cambiasse. Spengler era sparito.
"Un sacco di volte mi ha detto che quando veniva il bello del cagare non c'era più merda. Questa volta ha esagerato!"

"Ci siamo riusciti?"
"Tu cosa ne dici?"
"Pensi che possiamo rifarlo?"
"Perchè no?"
"Da chi cominciamo?"
"Tu sei disponibile?"
"Ma sei scemo?"
"Non si può nemmeno scherzare?"
"Perchè non scherzi con tua sorella?"
"Quale?"

Continuarono così per una decina di minuti, prima di riprendere i loro esperimenti di spaziotempo.